Acquacultura in Italia si può?

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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Danireef » 14/03/2021, 12:20

Ftarr ha scritto:
14/03/2021, 9:39
La acquacoltura diffusa.. mi piace molto il nome.. si scontra con le norme cites per cui anche volendo nessun negoziante può fare business con le produzioni private se i privati non tengono un regolare registro
Bhè questo sarebbe il meno. Il registro Cites si apre. Ma poi come metti a posto il discorso fiscale?
Sono partito anche io da li :)
Ho anche cercato di capire il tema “rescue” cioè come sono le procedure cites per recuperare animali “illegali” ma non prevede un caso di recupero senza un illecito tipo contrabbando
Bhè visto come trattano il cites diciamo che ci si può arrangiare, ma poi devi metterti a posto anche fiscalmente

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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Danireef » 14/03/2021, 12:29

Base aliena ha scritto:
14/03/2021, 10:35
Questa cosa mi e’ strana...
la regola è semplice
Ho sempre creduto che il cites fosse relativo all’importazione di un animale a rischio estinzione dai paesi di origine al nostro, ma una volta regolarmente importato
non ci siano ulteriori obblighi da assolvere. Quindi il permesso/certificato resta in mano all’ importatore (grossista o negoziante che sia), e da quel momento lo stesso animale può “circolare” liberamente all’interno del paese importatore.
no, perché essendo animali protetti devi seguire tutta la filiera
In questo momento, mancando un soggetto che faccia da punto di incontro tra domanda e offerta, ci perdono tutti.
Non sono d'accordo con la tua visione, mi sembra tutta improntata al risparmio degli acquariofili a scapito del sistema
Ci perdono gli ecosistemi che continuano ad essere sfruttati.
Sono sfruttati perché i coralli vengono pagati 2 lire all'origine
Ci perdono i potenziali acquirenti che, specialmente quando abitano in provincia, devono sbattersi e finiscono per spendere ancora di più tra spese di viaggio/spedizione, ed avere meno scelta.
Bhè come per ogni cosa se abiti lontano dai centri di distribuzione paghi di più. Se abiti fuori città sei più lontano dalle scuole e via
Ci perdono gli appassionati, che non trovano un canale sicuro e comodo dove conferire il frutto del loro impegno.
Io non uso l'acquario per vendere talee per cui per me la cosa è ininfluente
Ci perdono i negozianti, tradizionali o onLine, che si trovano in concorrenza con gli allevatori “casalinghi”, che le tasse non le pagano, e quindi ci perde pure lo stato, che non incassa nulla da questo commercio sotterraneo.
Perché se le porti a loro... ed il prezzo da 10 passi a 30... secondo te... quelle talee rimangono appetibili?
Mi piacerebbe che intervenisse qualche commerciante e mi spiegasse perché “ non si può fare” dal punto di vista legale/fiscale.
Si fa già, legalmente e fiscalmente.
Devi avere il registro cites.
Devi rilasciare fattura di vendita al negozio.

Poi il negozio non ha una vasca idonea ed i coralli smarronano... e la gente non li compra. E tu privato non lo compri a 30 dal negozio quando puoi prenderlo a 10 dal privato. Il gioco si rompe.

Base aliena
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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Base aliena » 14/03/2021, 13:48

Danireef ha scritto:
14/03/2021, 12:29
Base aliena ha scritto:
14/03/2021, 10:35
Questa cosa mi e’ strana...
la regola è semplice
Ho sempre creduto che il cites fosse relativo all’importazione di un animale a rischio estinzione dai paesi di origine al nostro, ma una volta regolarmente importato
non ci siano ulteriori obblighi da assolvere. Quindi il permesso/certificato resta in mano all’ importatore (grossista o negoziante che sia), e da quel momento lo stesso animale può “circolare” liberamente all’interno del paese importatore.
no, perché essendo animali protetti devi seguire tutta la filiera

Allora sono un bandito, e non sono il solo, perché in 20 anni non ho mai avuto in mano un cites, non so nemmeno come è fatto...

In questo momento, mancando un soggetto che faccia da punto di incontro tra domanda e offerta, ci perdono tutti.
Non sono d'accordo con la tua visione, mi sembra tutta improntata al risparmio degli acquariofili a scapito del sistema

I meccanismi di funzionamento del libero mercato generalmente premiano quelli bravi, e i guai si creano quando si cerca di proteggere il “sistema”: prova ne è che sui coralli i principali concorrenti “sleali” dei negozianti sono propio i privati...(qualche commerciante lo frequento anch’io, è generalmente si lamenta principalmente di questo)
Ci perdono gli ecosistemi che continuano ad essere sfruttati.
Sono sfruttati perché i coralli vengono pagati 2 lire all'origine

Quindi anche in questo caso il “sistema” e’ da tutelare?


Ci perdono i potenziali acquirenti che, specialmente quando abitano in provincia, devono sbattersi e finiscono per spendere ancora di più tra spese di viaggio/spedizione, ed avere meno scelta.
Bhè come per ogni cosa se abiti lontano dai centri di distribuzione paghi di più. Se abiti fuori città sei più lontano dalle scuole e via

Beh, se si può fare qualcosa che agevoli anche noi campagnoli, forse alla fine ci guadagnano tutti

Ci perdono gli appassionati, che non trovano un canale sicuro e comodo dove conferire il frutto del loro impegno.
Io non uso l'acquario per vendere talee per cui per me la cosa è ininfluente

Nemmeno io, ma non significa nulla. So che ad altri interesserebbe, non solo per scopi economici
Ci perdono i negozianti, tradizionali o onLine, che si trovano in concorrenza con gli allevatori “casalinghi”, che le tasse non le pagano, e quindi ci perde pure lo stato, che non incassa nulla da questo commercio sotterraneo.
Perché se le porti a loro... ed il prezzo da 10 passi a 30... secondo te... quelle talee rimangono appetibili?

Personalmente sono disposto a pagare di più se so che la talea non è prelevata in natura, se ho una controparte certa che mi offre varietà di scelta. E soprattutto mi pare che il post sia partito proprio dal timore che prima o poi le importazioni saranno proibitive sotto tutto i punti di vista, quindi saranno appetibili le talee...disponibili.

Mi piacerebbe che intervenisse qualche commerciante e mi spiegasse perché “ non si può fare” dal punto di vista legale/fiscale.
Si fa già, legalmente e fiscalmente.
Devi avere il registro cites.
Devi rilasciare fattura di vendita al negozio.

Un privato non emette fattura..


Poi il negozio non ha una vasca idonea ed i coralli smarronano... e la gente non li compra. E tu privato non lo compri a 30 dal negozio quando puoi prenderlo a 10 dal privato. Il gioco si rompe.
Perdona Danilo ma non esistono solo i coralli che si smarronano o che richiedono ai negozianti vasche di “stoccaggio” da urlo...

Comunque su una cosa concordo: se ad oggi non esiste ancora e’ perché da qualche parte...il gioco si rompe.

Davide_m
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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Davide_m » 14/03/2021, 14:03

Base aliena ha scritto:
14/03/2021, 10:35
Questa cosa mi e’ strana...

Ho sempre creduto che il cites fosse relativo all’importazione di un animale a rischio estinzione dai paesi di origine al nostro, ma una volta regolarmente importato
non ci siano ulteriori obblighi da assolvere. Quindi il permesso/certificato resta in mano all’ importatore (grossista o negoziante che sia), e da quel momento lo stesso animale può “circolare” liberamente all’interno del paese importatore.
Mi piacerebbe che intervenisse qualche commerciante e mi spiegasse perché “ non si può fare” dal punto di vista legale/fiscale.
Il CITES non funziona perche "si pensa" che... ma la regola base della convenzione è "tracciabilità dell'ITEM -chiamato specimen - per tutti i passaggi a ritroso fino all'origine"

Privato -> Negozio -> distributore ->importatore -> esportatore -> coltivatore/raccoglitore ->luogo di coltura o raccolata.

Ho molti ragazzi che hanno problemi di sistemare coralli cresciuti, taleati... e come ho più volte scritto qui ed altrove, il registro è fondamentale per la moltiplicazione degli animali. (non per molli che ritiro a discrezione)
Un corallo cresciuto in acquario non cambia neanche l'allegato (come potrebbero fare altri animali) resta sempre in app B. (alcuni possono passare da app.A a B se riprodotti in cattività).
Gli errori sono da entrambe le parti, da appassionati e negozianti. Ho acquistato una Tridacna, che resta segnata (se il negoziante è scrupoloso) a mio nome sul suo registro. Benché non abbia effettivamente un CITES, posso venderla e cederla ad altri con una "scrittura" che attesti il passaggio...
Per LPS è quasi la stessa cosa, crescite limitate e taleazioni più complesse.
SPS, anche se in possesso di CITES "parent", la nuova Gemma taleata ed accresciuta DEVE ottenere un SUO numero dato da quello del genitore per "riproduzione assessuata" dello stesso. diciamo almeno 90gg di "assenso", poi iscrizione sul registro come nuovo esemplare, e libero scamcio -economico- per cessione (le cessioni a titolo gratuito non sono contemplate se non a livello di istituzioni).

Dal punto di vista commerciale la cosa è complicata "amministrivamaente". ma risolvibile come "acquisto da privato" secondo dell’art. 1 del D.P.R. n° 633/72

Passato tutto questo c'è da dire che le Talee proposte sono brutte come forma, forse non come colorazione ed originano colonie deboli come resistenza o come struttura calcarea, vero problema delle forme di coltura "land based"
dal 01-01-2024 non seguo più le conversazioni-.


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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Danireef » 14/03/2021, 15:29

Base aliena ha scritto:
14/03/2021, 13:48
Allora sono un bandito, e non sono il solo, perché in 20 anni non ho mai avuto in mano un cites, non so nemmeno come è fatto...[/i][/i]
è un numero. Basta richiederlo all'acquisto. In genere te lo danno tranquillamente, tanto loro ce l'hanno.
Sono sfruttati perché i coralli vengono pagati 2 lire all'origine
Quindi anche in questo caso il “sistema” e’ da tutelare?
Assolutamente. Devono essere pagati di più all'origine perché diventino profittevoli. Altrimenti vedi cosa sta succedendo. Hawaii, Indonesia...

Beh, se si può fare qualcosa che agevoli anche noi campagnoli, forse alla fine ci guadagnano tutti
Si ma non a costo zero.
Nemmeno io, ma non significa nulla. So che ad altri interesserebbe, non solo per scopi economici
Io le regalo... per cui non vedo il problema
Si fa già, legalmente e fiscalmente.
Devi avere il registro cites.
Devi rilasciare fattura di vendita al negozio.

Un privato non emette fattura..
Si fa si fa... basta una ricevuta di vendita su cui poi il privato ci pagherà le tasse, entro qualche migliaio di euro non hai bisogno di partita iva.
Poi il negozio non ha una vasca idonea ed i coralli smarronano... e la gente non li compra. E tu privato non lo compri a 30 dal negozio quando puoi prenderlo a 10 dal privato. Il gioco si rompe.
Perdona Danilo ma non esistono solo i coralli che si smarronano o che richiedono ai negozianti vasche di “stoccaggio” da urlo...
Ah no? Chiedi ai negozi quanto sono profittevoli i coralli non da urlo
Comunque su una cosa concordo: se ad oggi non esiste ancora e’ perché da qualche parte...il gioco si rompe.
non sempre si riesce ad ottenere quello che si vuole...

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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Base aliena » 14/03/2021, 17:03

Davide_m ha scritto:
14/03/2021, 14:03
Base aliena ha scritto:
14/03/2021, 10:35
Questa cosa mi e’ strana...

Ho sempre creduto che il cites fosse relativo all’importazione di un animale a rischio estinzione dai paesi di origine al nostro, ma una volta regolarmente importato
non ci siano ulteriori obblighi da assolvere. Quindi il permesso/certificato resta in mano all’ importatore (grossista o negoziante che sia), e da quel momento lo stesso animale può “circolare” liberamente all’interno del paese importatore.
Mi piacerebbe che intervenisse qualche commerciante e mi spiegasse perché “ non si può fare” dal punto di vista legale/fiscale.
Il CITES non funziona perche "si pensa" che... ma la regola base della convenzione è "tracciabilità dell'ITEM -chiamato specimen - per tutti i passaggi a ritroso fino all'origine"

Privato -> Negozio -> distributore ->importatore -> esportatore -> coltivatore/raccoglitore ->luogo di coltura o raccolata.

Ho molti ragazzi che hanno problemi di sistemare coralli cresciuti, taleati... e come ho più volte scritto qui ed altrove, il registro è fondamentale per la moltiplicazione degli animali. (non per molli che ritiro a discrezione)
Un corallo cresciuto in acquario non cambia neanche l'allegato (come potrebbero fare altri animali) resta sempre in app B. (alcuni possono passare da app.A a B se riprodotti in cattività).
Gli errori sono da entrambe le parti, da appassionati e negozianti. Ho acquistato una Tridacna, che resta segnata (se il negoziante è scrupoloso) a mio nome sul suo registro. Benché non abbia effettivamente un CITES, posso venderla e cederla ad altri con una "scrittura" che attesti il passaggio...
Per LPS è quasi la stessa cosa, crescite limitate e taleazioni più complesse.
SPS, anche se in possesso di CITES "parent", la nuova Gemma taleata ed accresciuta DEVE ottenere un SUO numero dato da quello del genitore per "riproduzione assessuata" dello stesso. diciamo almeno 90gg di "assenso", poi iscrizione sul registro come nuovo esemplare, e libero scamcio -economico- per cessione (le cessioni a titolo gratuito non sono contemplate se non a livello di istituzioni).

Dal punto di vista commerciale la cosa è complicata "amministrivamaente". ma risolvibile come "acquisto da privato" secondo dell’art. 1 del D.P.R. n° 633/72

Passato tutto questo c'è da dire che le Talee proposte sono brutte come forma, forse non come colorazione ed originano colonie deboli come resistenza o come struttura calcarea, vero problema delle forme di coltura "land based"
Quindi se non ho capito male c’è una sostanziale differenza tra la “gestione” delle talee di lps/molli e quella degli sps?
Grazie per le delucidazioni ma mi pare tutto un po’ illogico: la normativa dovrebbe perseguire lo scopo di tutelare animali a rischio estinzione, colpendo coloro che non adottano tutti gli strumenti idonei alla loro salvaguardia, dalla cattura all’ allevamento. La taleazione di un corallo a scopo di riproduzione va nella direzione opposta: potremmo ritrovarci (o forse già succede) ad avere coralli che in natura non esistono più (non a causa della Acquariofilia ma dei mutamenti climatici), e che possiamo ammirare solo grazie alla passione di qualche Acquariofilo.

Comunque, la mia è solo filosofia, sed lex dura lex...
Grazie Davide

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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Danireef » 14/03/2021, 17:07

La maggior parte dei molli non vuole il CITES perché non sono a rischio estinzione, per cui non esiste un registro, e non c'è obbligo di registrare e passare il CITES. Il CITES raccoglie tutti e soli i coralli a rischio estinzione.

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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Davide_m » 14/03/2021, 17:54

Base aliena ha scritto:
14/03/2021, 17:03

Quindi se non ho capito male c’è una sostanziale differenza tra la “gestione” delle talee di lps/molli e quella degli sps?
I molli non hanno CITES, come ha chiarito anche Danireef.
Per LPS ed SPS, Tridacna ed altri, ho solo fatto un ragionamento per "FACILITA' di ACCRESCIMENTO", cioè riprodurre Tridacne (anche se ci ho provato) è possibile, ma non in ambito domestico
LPS, solitamente si devono taleare con mezzi pesanti come seghe a nastro diamantate, salvo alcuni, mentre altri sono non taleabili (Scolymie, e Lobophyllia)
SPS sono facilemnte taleabili. solo in base a questo avevo fatto differenze

Quasi inutile richiedere il cites al negoziante per una tridacna o un favites, un po' più sensato per Euphyllia o Goniopora, indispensabile per tutte le Acropora, ed assimilabili.
dal 01-01-2024 non seguo più le conversazioni-.


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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Danireef » 14/03/2021, 18:33

Davide_m ha scritto:
14/03/2021, 17:54
Quasi inutile richiedere il cites al negoziante per una tridacna o un favites
perché?

Davide_m
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Re: Acquacultura in Italia si può?

Messaggio da Davide_m » 14/03/2021, 19:49

Perché sono di difficile moltiplicazione.
dal 01-01-2024 non seguo più le conversazioni-.


Davide.

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